Giorgio Canali da queste parti è un'ISTITUZIONE. Voglio dire, il chitarrista dell'ultima formazione CCCP, del CSI e dei PGR è uno dei nostri padri putativi avendo recitato parte da protagonista in quel vero e proprio Risorgimento del panorama musicale (underground) italiano che fiorì a metà dei '90. Della sua carriera solista abbiamo apprezzato e seguito le vicissitudini, in particolar modo Rossofuoco (La Tempesta, 2002) ci parve gran bel disco; ricordo distintamente un infuocato e coinvolgente live autunnale in quel di Copparo al tempo dell'uscita. Insomma, l'artista tocca le nostre corde. Venerdì 12 febbraio sul palco del Locomotiv di Bologna, invece, ci ha sonoramente deluso. Ubriaco fradicio e quasi ridicolo nell'impersonare il clichè del rocker dannato; a 50 anni suonati mi pare leggermente anacronistico, o perlomeno lo puoi sostenere se imbastisci un set esistenzialista in solitaria con la tua chitarrina, se invece hai una band di 6 elementi da condurre e comprometti la riuscita dell'esibizione, beh allora è un errore da principiante. Di certo non aiutato dalla scarsa qualità del suono, non ne ha imbroccata veramente una, di canzoni, biascicando in maniera incomprensibile per un'ora abbondante e facendo letteralmente fatica a reggersi in piedi. Unica nota positiva della serata il theremin ammaestrato da Enea (nuovo componente del gruppo). Ah dimenticavo: il batterista a petto nudo è roba da Vasco Rossi. Non da Giorgio Canali.
S.D.
S.D.